COMUNICATI STAMPA

28-08-2012

SERVONO FONDI E STRUTTURE PER LA LOTTA AL DOLORE

NOPAIN ONLUS denuncia
SERVONO FONDI E STRUTTURE PER LA LOTTA AL DOLORE
A due anni dall’entrata in vigore della legge 38/2010, ancora pochestrutture dedicate, un numero insufficiente di medici specialisti, servizi eterogenei, scarse risorse economiche.

Milano, 28 agosto 2012 – E’ in corso in questi giorni nel capoluogolombardo il 14°Congresso Mondiale sul Dolore, organizzato
dall’International Association for the Study of Pain (IASP);
un importante evento scientifico dove i maggiori esperti
internazionali si confronteranno sugli argomenti più attuali legatial mondo della ricerca e della terapia del dolore.
L’Italia è dopo la Norvegia il Paese con la più alta incidenza di
dolore in Europa: il 25% della popolazione italiana soffre di
dolore cronico, percentuale che sale fino al 50% quando si tratta
di persone sopra i 70 anni. Ad esserne colpito è soprattutto il
sesso femminile. Il 61% dei pazienti con dolore cronico subisce unariduzione della capacità lavorativa, il 50% soffre di depressione
reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% dei casi.
Spesso si è anche costretti ad abbandonare il posto di lavoro (16%).
L’introduzione della legge 38/2010 ha costituito in Italia una
svolta epocale, introducendo una netta distinzione tra terapia del dolore e cure palliative e ribadendo la centralità del paziente nelpercorso delle cure.
Purtroppo però, come ha più volte denunciato NOPAIN Onlus,
Associazione italiana per la cura della malattia dolore, dalla vocedel suo presidente il dottor Paolo Notaro,Responsabile della Struttura di Terapia del Dolore dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di
Milano, dopo due anni dall’entrata in vigore, la legge non è ancora
stata attuata in tutti i suoi principi e in modo uniforme sul
territorio nazionale.
Lo si evince dal Libro Bianco, uno studio sulla realtà e le
Strutture di Terapia del Dolore presenti in Italia, recentemente
pubblicato da NOPAIN nella sua seconda edizione.
Attualmente in Italia esiste una struttura di terapia del dolore dilivello avanzato per ogni milione di abitanti rispetto a 1/300.000 della Scozia e gli specialisti che lavorano nelle strutture
italiane sono, nel 90% dei casi, specialisti in anestesia e
rianimazione.
In particolare, nelle 190 strutture complessive, di I, II e III
livello presenti sul territorio nazionale, operano solamente 360
medici dedicati, 1,4 ogni 250.000 abitanti.
“Una situazione decisamente insufficiente considerando che le
patologie che possono determinare un dolore cronico sono
innumerevoli e l’età media della popolazione aumenta sempre di più”afferma il dott. Notaro
“Il poco personale addetto specificamente alla Terapia del dolore, unito alla scarsità di risorse, è solo uno dei fattori principali
che ostacolano la possibilità di attuare interventi complessi e di organizzare in maniera ottimale le attività a vari livelli,nella
cura, nella ricerca, nello sviluppo tecnologico al fine di
raggiungere in modo uniforme degli standard misurabili e
confrontabili su tutto il territorio nazionale”, aggiunge il dott. Notaro.
La legge 38 prevede la creazione distinta di una rete per la
terapia del dolore, di una per le cure palliative e di una per le
cure pediatriche ma, come sottolinea il dott. Notaro “Siamo ancora lontani dallo sviluppo di queste reti a causa di una mancanza
generale di risorse economiche e competenze adeguate. E’ evidente
che non si può creare la rete del dolore cronico pensando solo di
aumentare la prescrizione e l’uso di farmaci analgesici o di
incrementare la formazione culturale di base eludendo tutta la
problematica organizzativa, della numerosità e qualità delle
competenze professionali”.
Un ruolo chiave dovrà essere svolto dal servizio di cure primarie edall’aggregazione dei medici di medicina generale i quali, come
tutte le altre figure coinvolte in mancanza di formazione
universitaria, dovranno acquisire e sviluppare le competenze
adeguate. Sarà inoltre necessario creare una buona relazione tra
tutti gli operatori coinvolti non solo in termini di comunicazione ma anche di condivisione dei protocolli, standardizzazione,
omogeneizzazione delle classificazioni, percorsi diagnostico
terapeutici e indicatori di out come del paziente.
Sarà molto importante investire in formazione, informazione,
aggiornamento, ricerca e risorse umane dedicate per allineare il
trattamento del dolore cronico in Italia ai servizi offerti da
altri paesi avanzati della Comunità Europea.